I cuccioli del metró
Roma, stazione Termini, metropolitana - Linea B, direzione Laurentina, ore 08.00
Ogni mattina in questa città, in questa stazione, su questo mezzo di trasporto che va in quella direzione, va in scena uno degli spettacoli più malinconici di sempre, il sipario in realtà inizia ad aprirsi in stazione già prima di scendere in metro, ma su questo mi soffermerò un'altra volta; diciamo solo che la più totale frenesia davanti ai binari cela in qualche modo quello che è impossibile invece nascondere nel momento in cui nei vagoni della metro si è costretti a fermarsi un momento. E ci si ferma davvero, nel senso che dopo l'enorme sgomitata, bestemmiata mentale e non, c'è talmente poco spazio vitale che pur volendo sarebbe impossibile muovere un braccio. In quel momento ogni mattina ringrazio di avere il naso perennemente chiuso e con la musica sparata nelle orecchie mi guardo lentamente intorno. Sulla metro c'è davvero ogni categoria umana, tutte, nessuna esclusa, ma non mi interessa in questo momento parlare dell'enorme varietà di queste persone, mi interessa invece esaminare l'unica cosa che tutti loro hanno in comune, l'espressione. Cercare un volto sereno sulla metro sarebbe come cercare l'ago nel pagliaio; ci sono cento motivi facilmenti intuibili e altrettanti inimmaginabili dall'esterno che disegnano espressioni così malinconiche sui quei volti, fatto sta che sono così e mi regalano la mia dose mattutina di comprensibile malinconia ed umanità. Solo che cercando questo maledetto ago in questo pagliaio di gente, spesso si riesce a trovarlo: quest'ago è un cucciolo di uomo, sbattuto su un passeggino nell'angolo del vagone, il più delle volte non riesce a dormire per il rumore che provoca il treno nella galleria sotternanea, perciò con quei suoi occhioni fa esattamente quello che faccio io, guarda lentamente i passeggeri. Lui però è l'unico autorizzato a sorridere, perché diciamocelo se qualcun altro sorridesse come un bambino sulla metro verrebe scambiato per un pazzo o per un maniaco, ma lui no, lui può sorridere ed è proprio in quel momento che avviene la magia. Lo studente, l'uomo in giacca e cravatta, il senzatetto e l'anziana signora vengono colpiti da quel delicato sparo di tenerezza, lo sparo non fa male, colpisce il volto e ne rilassa i muscoli e il più delle volte disegna un - seppur breve - intenso sorriso su quelle labbra rassegnate. Allora guardo quei sorrisi momentanei e vedo il mio, rilfesso nella porta, scendo dalla metro, il sipario si chiude e nel mio cuore rimbomba un tenero applauso.