Praga, la Moldava

12.03.2014 11:30

I gabbiani danzavano su di te come impazziti in quella notte di marzo, aspettavano l'arrivo del battello e poi volavano via a scaldare un altro punto delle tuo lungo manto, fino al momento in cui il solletico delle loro delicate zampette non si era trasformato in una dolce carezza e tu hai chiuso gli occhi sotto quel cielo senza stelle.
Io, anima incerta disturbavo timidamente i tuoi sogni, ero lì un po' per caso, un po' per sbaglio a lasciarmi cullare dalle tue acque. Il mio cuore sventolava piano, il vento stanco consumava i miei respiri sereni che si distendevano sulla tua coltre, felicemente abbandonati dal mondo e accolti dalla notte. Nei miei occhi erano riflesse le luci della città, quelle luci tremule che bagnavano i tuoi sogni, chissà cosa stavi sognando Moldava, chissà se apprezzavi la mia compagnia, quella delle luci, quella del vento, quella dei gabbiani, chissà quale gradivi di più e di quale avresti fatto con piacere a meno. Di certo so che apprezzavi la sua vicinanza, quella della donna che condivideva con me ogni respiro, ogni soffio di vento, ogni riflesso di luce, tu la cullavi con tenerezza, lei ti guardava con complicità. 
Il freddo m'aveva immobilizzato gli arti, non sentivo più davvero il mio corpo e questo mi dava la possibilità di immaginare meglio, di fondermi con te, di annegare le mie paure nelle tue acque scure e di lasciarle lì a poltrire, a farsi corrodere sul tuo letto di pietre.